Quando sono arrivata a Sofia per la prima volta erano i primi giorni di marzo, la temperatura era gelida, ma nelle strade si percepiva un’aria frizzante e un clima di festa.

Una moltitudine di bancarelle colorate hanno scatenato la mia curiosità, ed è così che ho scoperto la storia di Baba Marta.

Secondo la tradizione Marta (versione balcanica della antica Nerio Martis dei Sabini) è  la compagna del dio a cui è sacro questo mese, Marte, il guerriero e signore dei lupi; è una nonnina con le guance rosse, una fiabesca e lunatica signora che può diventare in un attimo un’ avvenente ragazza, personificazione dell’aurora primaverile, della linfa vitale che presiede la fine dell’inverno.

In Bulgaria questa festività è chiamata Martenitza, in Romania e Moldavia Martisor, in Macedonia Martinki… é di fatto un tripudio di ciuffi biancorossi: bracciali, coccarde, pupazzi appesi sui rami degli alberi o indossati fastosamente come si usava nell’antichità, fra i cavalieri e le amazzoni della Tracia.

Pizho e Penda, martisor.

Questi oggetti, i Martisor (piccolo Marzo), vengono regalati all’alba del 1° marzo e indossati  fino a quando si vede il primo segno dell’arrivo della primavera – una cicogna, una rondine o un albero in fiore – e poi (non oltre il 1º aprile) vengono restituiti alla natura, si appendono su un albero o si mettono sotto una pietra, esprimendo un desiderio. In particolare le piccole bambole di lana sono chiamate Pizho (il maschio) e Penda (la femmina): il bianco rappresenta la purezza, l’innocenza e l’allegria; il rosso la salute, la luce del sole di levante e di ponente, il sangue che scorre, il fuoco.

Diverse sono le leggende che accompagnano questa festività:

Quella che riporto è antichissima, forse l’unica di origine protobulgara e non slava.

Khan Asparuh (il mitico fondatore del primo Stato Bulgaro) doveva partire per la guerra e per rassicurare la sua giovane moglie promise che, appena finita la battaglia, le avrebbe mandato un piccione con un filo bianco legato alla zampina in segno di vittoria. La battaglia fu lunga e durissima, lui rimase ferito al braccio e mentre legava il filo di lana bianco esso si macchiò con il rosso del suo sangue. Così nacque la prima martenitza, simbolo di vittoria e prosperità.

Storicamente le popolazioni hanno sempre combattuto e solitamente le guerre iniziavano a marzo; si dice che le donne regalassero questi piccoli talismani di colore bianco e rosso per ricordare agli uomini la loro famiglia e per fare piacere a Baba Marta, cosicché essa non avrebbe cambiato il proprio umore. In altre parole, rappresentavano una preghiera affinchè gli uomini combattenti non morissero di freddo.

Inoltre in Bulgaria, terra di agricoltori, la figura della vecchietta che quando sorride fa splendere il sole e scioglie la neve, mentre quando è imbronciata ghiaccia di nuovo la terra è ricorrente nella tradizione contadina.

Allora, non siete anche voi desiderosi di accogliere la primavera?