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Sai Gon e così sia. Avventure di un mese in Vietnam, Pt. 3

Viaggi, Asia

A distanza di più di due mesi, che sono stati tanto belli quanto impegnativi, spesi tra traslochi, esami, progetti ed una nuova lingua da imparare, finalmente torno a scrivere sul blog. Qui il link della prima e della seconda parte del nostro viaggio.

Vi avevo lasciato ad Huè, questa splendida ed antichissima cittandina nel vietnam centrale, famosa per il suo patrimonio culturale e per il sapore pungente del cibo tradizionale.

6. Huè, la città imperiale

Situata tra il fiume Perfume e il Mar Cinese Meridionale, è stata la capitale del paese fino al 1945 ed è ancora oggi conosciuta come la città imperiale (Patrimonio dell’Unesco).  Nè abbiamo già parlato su zainomaestro, Huè: 10 cose + 1 da non perdere.

La città Imperiale di Huè, Vietnam
La città Imperiale di Huè, Vietnam

Huè è tristemente nota anche per essere stata teatro di una delle battaglie più distruttive e sconvolgenti della guerra in Vietnam, durante l’offensiva del Têt. Nonostante il mancato successo militare, l’offensiva rappresentò una grande vittoria morale e propagandistica per Vietnam del Nord, spingendo gli Stati Uniti ad iniziare dei colloqui di pace.

Con una storia così ricca, la città rivendica diversi tratti distintivi, soprattutto dal punto di vista culinario!

Da piccole e delicate creazioni originariamente pensate per soddisfare gli appetiti degli imperatori, fino a zuppe ricche e piccantissime nate per strada ed ancora oggi servite nello street food locale. Una vera delizia!

Abbiamo trascorso nella città imperiale solo qualche giorno, per poi spostarci in treno verso Da Nang…. e lo dico subito, ho amato questa città dal primo momento! Ci tornerei immediatamente.

7. Da Nang, il cuore pulsante del Vietnam

Dal mio diario di viaggio:

Lentamente ci spostiamo verso sud, lasciandoci alle spalle il traffico caotico di Hanoi, le risaie di Ninh Binh (ed il locale con i piatti più buoni che abbia assaggiato fin’ora), il parco nazionale di Phong-Nha con le sue grotte e le sue strade sterrate che attraversano la giungla.
Per arrivare a DaNang abbiamo attraversato una delle aree più colpite durante la guerra, scendendo a 30 metri sotto terra nei cunicoli in cui la popolazione visse per sei lunghi anni…
Ed ora eccoci qui, sotto i primi grattacieli, in questo luogo di mare – un pò villaggio e un pò metropoli – in cui ci sono più cantieri che motorini… il che è tutto dire!!
Vista notturna di DaNang

Danang è uno di quei luoghi dove secondo me si vivrebbe benissimo da expat, perchè è una città ricca, ma che non ha perso la sua autenticità. Qui troviamo grattacieli enormi accanto a strade sterrate, ristoranti di lusso e street food… Si mangia benissimo, soprattutto piatti a base di pesce fresco che troverete praticamente ovunque nei ristorantini lungomare. Vi lascio una foto in modo che possiate farvi un’idea:

L’aspetto più interessante è che tutti questi ristorantini di cui parlo sono frequentati al 90% dai locali, spesso nessuno parla inglese e le gaffes al momento di ordinare sono assicurate.

Ed in ultimo, come non nominare My Khe Beach di DaNang!

Con i suoi 35 Km di lunghezza, è uno dei litorali più estesi che abbia mai visto! L’unico risvolto negativo di venire qui in estate è l’enorme quantità di turisti cinesi che lo popolano, i quali non sono particolarmente propensi alla discrezione ed incuriositi dagli unici visi caucasici presenti nel raggio di 3 km, si avvicinano come avvoltoi per scattare foto a tradimento. Dai, non voglio esagerare, non tutti effettivamente… c’è anche qualcuno che chiede il permesso! 🙂

Per evitare questo inconveniente noi avevamo pensato di sfruttare le ore del crepuscolo per praticare yoga in solitudine e goderci il tepore del sole sulla spiaggia… ma quando siamo usciti dall’ostello, alle 4:30 del mattino, ci siamo resi conto che le nostre aspettative non potevano essere più sbagliate di così.

Il lungomare era affollato come Riccione la notte di Ferragosto! Gente di tutte le età, dai nonni che portano i bambini a fare il bagno al mare fino ai ragazzi che vanno ad allenarsi prima che il sole tropicale faccia la sua entrata trionfale, in un tripudio di colori che si specchiano nel mare.

Che meraviglia il Vietnam!

Dopo quella splendida mattinata, tra famigliole adorabili e maestri di Tai Chi, abbiamo provato a svegliarci presto e goderci l’alba più spesso possibile durante il nostro viaggio.. Anche perchè abbiamo scoperto ben presto che quest’abitudine di iniziare la giornata prestissimo non appartiene solo a DaNang, bensì al Vietnam in generale! Sarà forse per questo che, escludendo Hanoi ed Ho Chi Minh City, dopo mezzanotte è difficile trovare gente in giro.

8. Hoi An, la città delle lanterne.

Purtroppo il tempo scorre sempre troppo veloce e mentre eravamo a DaNang avevamo anche valutado l’idea di non proseguire il viaggio verso sud, rimanere in zona e continuare a goderci la fantastica atmosfera, tanto internazionale quanto autentica, che la città ci ha regalato.

Ma la curiosità, alla fine, ha vinto…

Hoi An è stata nominata la migliore città del mondo second Travel + Leisure nel 2019. Lo è davvero? Io non so rispondere, ma nel frattempo mi godo l’atmosfera magica e la birra a 4.000 dong (16 cent)!

Il suo centro storico, costruito esclusivamente in legno, è stato dichiarato nel 1999 patrimonio dell’UNESCO. Sorge sulle rive del fiume Thu Bon e viene spesso inondato durante il periodo delle piogge ma, nonostante questo, ha preservato tutto il suo fascino ed è una delle città più visitate del Vietnam.

L’essere stata in passato crocevia di popoli si rispecchia nell’architettura di questa ex città portuale, in cui coesistono templi e shophouse cinesi con i colorati edifici coloniali francesi, fino alle ricercate tube house vietnamite ed il celebre ponte giapponese con la sua pagoda.

Il fiume Thu Bon scorre tra le case: le fa specchiare con delicatezza nelle sue acque torbide e le inghiotte avidamente nei periodi di piena. Qui, tra la melma, nelle profondità del terreno, si dice vivesse un mostro enorme con la testa in India, il corpo in Vietnam e la coda in Giappone.

Un esempio affascinante è la vecchia casa di Phung Hung, un mercante Vietnamita, costruita in legno pregiato e ricamata con tutto il fascino di un vecchio mondo.

Qui vissero 5 generazioni della sua famiglia a partire dal 1780, quando Hoi An prosperava ed era conosciuta da noi europei con il nome di Faifo.

Sotto la veranda, davanti all’altare, é rimasta sospesa nel tempo una ciotola con sette dadi di marmo che venivano utilizzati per consultare il fato e stabilire il giorno e l’orario di partenza propizio per i lunghi viaggi, ingraziandosi gli dei.

Su un piano in legno c’è questo vecchio ventilatore, dalle geometrie in disuso ed i colori d’altri tempi. Nonostante sia un pò arruginito, é ancora evidente la targhetta con il marchio del produttore.

É un italianissimo ventilatore Marelli degli anni ’20 e non posso fare a meno di chiedermi che strada abbia fatto per arrivare qui.

Sarà forse passato di mano in mano, di confine in confine, percorrendo quel filo invisibile di mercati che univa l’Asia all’Europa? O molto meno romanticamente arrivato su una nave di francesi, l’ennesimo popolo che con ben poca fortuna stava tentando di controllare questo territorio sbarcando proprio a pochi km a nord di Hoi An?

9. Nha Trang, un punto dolente.

Come ogni viaggio che si rispetti, non tutto è andato sempre per il meglio… E nonostante abbia sempre pensato che la nostra capacità di adattamento giovi e si nutra di questi contrattempi, non posso comunque dire Nha Trang sia stata per noi una bella esperienza.

Onestamente non ho nessuna voglia di parlarne in questo momento, magari lo farò in un’altra occasione, ma il succo del discorso è che basta un momento di ingenuità o disattenzione per mettersi in situazioni pericolose.

In proposito posso solo consigliarvi del sano buon senso: cercate di non arrivare in città che non conoscete in piena notte, non fidatevi mai dei tassisti senza tesserino ufficiale, utilizzate piattaforme come Uber o Grab che in asia sono strautilizzate e molto sicure, contrattate il prezzo di qualsiasi cosa in anticipo, se siete in coppia non dividetevi.

Il mio vademecum for dummies finisce qui, sono cose banalissime, eppure basta una notte di viaggio in autobus senza chiudere occhio per renderci dei perfetti rincoglioniti.

Dunque, abbiamo resistito ufficialmente meno di 24 ore a Nha Trang: dopo una pessima prima impressione, che abbiamo avuto scendendo dall’autobus alle 4:30 del mattino, non siamo riusciti a trovare neanche un motivo per restare.

La cittá sembra senza storia né anima, una metropoli russa nel cuore dell’Asia dove grandi hotel e palazzi non sembrano portavoce di un paese in crescita, ma piuttosto sinonimi del degrado di una civiltá inghiottita in una giungla di cemento.

Sembra un enorme parco giochi costruito ad hoc, con una clientela ben definita, in cui tutto é funzione del consumatore: il cibo, l’abbigliamento, gli alberghi scintillanti.

Nulla di autentico, come una vetrina.

L’unico spiraglio di realtà l’abbiamo visto solo alle prime luci del mattino, quando la penombra ha scoperto una spiaggia piena di famiglie, di giovani, di anziani.. che si muovevano al buio, aspettando il sorgere del sole. Ognuno impegnato nel proprio ruolo: chi in meditazione, chi praticando tai chi, chi facendo il bagno. Qualcun’altro pronto con una cassa di birre ad affrontare una mattinata in spiaggia.

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